La casa, le finestre, i balconi, rappresentano nella società un modo di esporci, di raccontare il noi verso l’esterno. Dal punto di vista del linguaggio, le parole casa, dimora, alloggio, abitazione fanno parte di una terminologia che, oltre a rappresentare l’oggetto materiale, rispecchiano la funzione e l’importanza che il concetto in questione riveste ognuno di noi. La casa, come alloggio o abitazione, non è solo una costruzione che alberga l’uomo, il suo riparo o rifugio, ma rappresenta anche il luogo dell’abitare. Come tale, seguendo il pensiero di Heidegger, “l’abitare sarebbe quindi in ogni caso il fine che sta alla base del costruire” e “ci appare in tutta la sua ampiezza quando pensiamo che nell’abitare risiede l’essere dell’uomo, inteso come soggiornare dei mortali sulla terra” (Heidegger, 1976: 96–97). In ogni cultura del mondo, questi componenti architettonici diventano anche rappresentazioni sociali. In ogni paese del mondo, ogni popolo costruisce la sua casa in relazione alla classe sociale a cui appartiene, al suo potere d’acquisto, ai materiali che ha a disposizione, alle condizioni climatiche..In Brasile, per via delle favorevoli condizoni climatiche, a volte nelle case porte e finestre non esistono proprio. In questa tipo di architettura amazzonica le popolazioni autoctone del nord del gigante sud Americano costruiscono i tetti grazie a queste resistenti foglie di palma lasciate essiccare al sole. In Capadocia invece, una regione dell’anatolia in Turchia, le peculiarità geologiche dell’area hanno fatto sì che i suoi paesaggi siano spesso descritti come lunari e la loro formazione geologica, quella del tufo calcareo, per via dell’erosione che ha subito per milioni di anni, ha traformato i paeseggi, regalandogli le forme più insolite e ha consentito all’uomo di costruire le sue abitazioni ricavandole dalla roccia. Ogni cultura si esprime attraverso la propria casa, che diventa quindi non solo un luogo dove proteggersi, dove accogliere le relazioni familiari, un luogo in cui abitare, ma anche una forma di comunicare il noi, che vive dento con l’esterno. Le porte e le finestre delle case sono quindi il medium, l’artefatto fisico attraverso cui le culture entrano in contatto; la possibilità di aprire una finestra sul mondo o di chiudere una porta in faccia a qualcuno ne sono gli esempi.. Mi viene in mente la Tunisina. La porta riescie a trasmettere nella società anche una distinzione sociale, o meglio di genere: vi sono infatti 3 maniglie, una per ogni componente del nucleo famigliare. L’ uomo usa la sua maniglia in alto a sinistra, la donna ed il bambino quelle alla destra. Lei la più alta e il piccolo quella più alla sua portata. . In ogni cultura e paese del mondo per concludere, la casa rappresenta uno dei luoghi più sacri e fondamentali dell’esperienza umana. E per finire, nel nostro mondo occidentale l’accesso alla casa e le caratteristiche della sistemazione abitativa costituiscono dei pilastri fondamentali della qualità della vita e dell’inserimento sociale. La casa diventa non solo essenziale per la sopravvivenza ma, essendo “uno straordinario contenitore in grado di coagulare affetti e rappresentazioni” diventa nell’esperienza migratoria un luogo di ricostruzione del proprio spazio abbandonato, una ricostruzione simbolica della propria terra lontana. Questo è quello che ho cercato di indagare qui a Veronetta lo scorso giugno, quando passeggiando per il quartiere durante il periodo dei mondiali di calcio, ho intrappolato le facciate delle case di chi a Veronetta ci abita. Questa lavoro fa parte di un piccolo progetto di ricerca che ho iniziato e che intendo concludere quest’anno, prima di ripartire alla ricerca di una casa per me, in cui vivere e ospitare amici.
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